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Protezione CivileNel Catanese “30 ore per non rischiare”

Nel Catanese “30 ore per non rischiare”

di Salvo Spampinato 

Un terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter esteso all’intera fascia etnea come avvenne il 20 febbraio 1818. E’ questo le scenario simulato sabato e domenica16 e 17 giugno in occasione dell’esercitazione di Protezione civile denominata “30 ore per non rischiare”.

L’esercitazione ha coinvolto i comuni di Randazzo, Bronte, Mascalucia, Nicolosi, Pedara, Trescastagni, Viagrande e Paternò. Proprio domenica a Paternò si è svolta la seconda giornata di esercitazione che ha visto impegnate le Forze dell’ordine, ma soprattutto i volontari di varie associazioni di pubblica assistenza provenienti anche dai paesi vicini. L’esercitazione, che nei due giorni ha coinvolto complessivamente circa 400 volontari e 50 mezzi di soccorso, è stata promossa da Federmisercordie Sicilia, Anpas, progetto Fir, Centro di servizio per il volontariato etneo oltre al supporto scientifico fornito dall’Istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia e coordinato dal Dipartimento regionale di Protezione civile. Nello specifico, l’esercitazione ha previsto la simulazione di crolli all’interno delle chiese e dei locali parrocchiali.

A Paternò gli interventi di soccorso sono stati individuati all’interno di quattro chiese: santuario della Consolazione, chiesa di san Biagio, chiesa Spirito santo e chiesa Sacro cuore. Da specificare che all’arrivo dei soccorsi le celebrazioni erano concluse. Coinvolta nell’esercitazione anche la biblioteca comunale dove gli organizzatori dell’esercitazione hanno previsto ben quattro emergenze causate da fantomatici crolli di calcinacci. A tal proposito i volontari che simulavano le cavie da soccorrere sono stati truccati con piaghe, ferite e sangue sparso così da conferire alla simulazione un aspetto quanto mai reale. L’esercitazione a Paternò ha preso il via alle 11,00 in punto coordinata dal centro operativo installato nella piazza parcheggio “Giovanni Paolo II” insieme al presidio medico avanzato per il ricovero dei feriti. La simulazione é durata circa trenta minuti. Quanto bastava ai volontari per testare la macchina dei soccorsi ed evidenziare eventuali inefficienze.

“Ritengo che l’esercitazione sia andata bene – ha spiegato il presidente della pubblica assistenza Apas Paternò, Salvo Pappalardo –. Soprattutto sono soddisfatto della collaborazione mostrata dalle associazioni e dalle parrocchie coinvolte”. A valutare l’esercitazione, tra gli altri, anche l’ing. Marcello Pezzino del Dipartimento di Protezione civile.

“Il bilancio complessivo – ha affermato Pezzino – è positivo. Era importante testare gli interventi di soccorso in luoghi affollati come le chiese che spesso pagano i costi più alti in caso di sisma. Nessuno – ha concluso Pezzino – può dire quando e se avverrà un terremoto, ma è necessario tenere sempre pronta la macchina dei soccorsi”.

L’ANPAS è un’organizzazione di volontariato senza fini di lucro diffusa su tutto il territorio italiano. Attualmente, ad essa aderiscono 880 pubbliche assistenze e 282 sezioni. A livello europeo Anpas fa parte della rete SAMI – Samaritan International.

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