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SocialeDisabilità, prime proposte dopo-conferenza

Disabilità, prime proposte dopo-conferenza

di Orazio Vecchio 

Ha dato i suoi buoni frutti la partecipazione del Centro di Servizio per il Volontariato Etneo alla IV Conferenza nazionale sulla disabilità, recentemente conclusasi con successo a Bologna, nella quale sono state affrontate le criticità attuali ed è stato messo a punto il programma biennale di azione sulla disabilità. Proprio alla luce dell’importanza dell’evento, il Csve ha voluto essere presente con un rappresentante per ognuna delle quattro province di sua competenza: Giuseppe Battaglia, Giuseppe Grasso, Angela Litteri e Paolo Santoro, i quali, archiviati i lavori, hanno condiviso una serie di considerazioni e proposte.

«La frase che ha segnato l’intera Conferenza – premette Angela – è stata: “nulla su di Noi, senza di Noi”. Fino a quando le decisioni, le leggi e gli interventi sul mondo della disabilità verranno presi senza coinvolgere, chiedere, ascoltare le “persone – prima di tutto sono persone – con disabilità” non servirà parlarne, intervenire in nome delle persone con disabilità. Loro vogliono essere protagonisti ed attori delle scelte che li riguardano e non spettatori». L’analisi dei dati mette in rilievo la mancanza di integrazione delle persone con disabilità in Italia, specie al Sud, dove la crisi si paga tre volte. Le aziende, infatti, preferiscono pagare la sanzione piuttosto che assumere persone con disabilità: in aula si parlava di lavoro, imprese ed imprenditori ma mancavano proprio le imprese, rileva Paolo.

Anche Giuseppe Battaglia sottolinea che «l’Istat ha evidenziato alcuni aspetti importantissimi, esistono forti limitazioni nel campo del lavoro e del tempo libero». «Solo sviluppando azioni concrete tra associazioni, Comuni e Regione si potrebbe iniziare un percorso di "inclusione e accessibilità". Il primo passo operativo – propone – potrebbe essere divulgare, analizzare e cercare di mettere in atto, con piccoli passi e azioni concrete, la Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità. Cercare di trasformare i diritti, i principi della costituzione in azioni concrete. In questo senso, sono meritevoli le esperienze istituzionali della Puglia e della Sardegna».

E dunque, cosa fare? «Promuovere i processi e percorsi di autonomia e comunicazione attraverso i weekend dell’autonomia ed azioni di autonomia sociale. Coinvolgere tutte le associazioni che a vario titolo si occupano di disabilità programmandone gli interventi. Ipotizzare quattro giornate diverse sui quattro territori con un momento unico finale. Coinvolgere i distretti socio sanitari delle quattro province, per avviare processi di discussione all’interno dei tavoli tematici nei piani di zona e l’apporto del volontariato alla costruzione di modelli innovativi e sperimentali delle politiche sociali». Questo il ricco elenco di Giuseppe Grasso, che sul tema “caldo” della riforma dell’Isee suggerisce di sostenere il principio dell’evidenziazione della situazione economica del solo assistito e non quella del nucleo familiare.

Ma su tale aspetto le associazioni hanno iniziato una nuova battaglia. Intanto, c’è da mettere a frutto gli spunti della Conferenza nazionale. «Porto in associazione ed al Csve tante speranze e buoni esempi – conclude Angela – di come in alcune realtà italiane alcuni ostacoli sono stati superati. Il cambiamento non è impossibile, basta crederci».

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