Fattorie sociali, ecco le migliori d’Italia
(Da Vita.it)
Contrastare l’inquinamento, battersi per la qualità dei prodotti alimentari, realizzare posti di lavoro in modo particolare per le persone svantaggiate: obiettivi che alcune cooperative sociali hanno raggiunto creando vero sviluppo sostenibile.
Un fenomeno in decisa crescita: come ha rilevato l’Aiab, in Italia le fattorie biologiche sociali censite sono passate dalle 105 unità nel 2007 alle 245 del 2011.
Un boom dietro al quale c’è molta inventiva e tantissima creatività. Qualche esempio? C’è la cooperativa il Seme del consorzio Leonardo (in provincia di Pordenone) che gestisce alcuni appezzamenti di terra in cui realizza colture protette e non protette (dando così applicazione alla legge Basaglia). C’è poi l’impresa sociale il Ponte, una storia trentennale che tre anni fa ha creato una fattoria sociale, con una serra e un orto, dove dal 2011 si producono piante officinali a coltivazione biologica. Ancora qualche cooperativa che sfiorano l’agricoltura inserendola, come il La luna sul Raut, in un progetto di turismo sociale e di gastronomia, o all’interno di percorsi di housing sociale (come Abitamondo, che gestisce orti sociali).
Ma al di là di questi casi – tutti afferenti al consorzio Leonardo (15 cooperative, i soci sono oltre 750 e i dipendenti circa 100), che ha fatto una pubblicazione per inquadrare nella sua provincia il fenomeno – il Belpaese è pieno di esperienze interessanti. Ve ne sono nel Lazio (fra cui la cooperativa Agrocoltura di Roma), in Toscana (fra le quali la cooperativa Caldera di Pisa) e in Sicilia (L’Arcolaio di Siracusa). Tant’è che questi e altri protagonisti dell’agricoltura sociale hanno creato il Forum nazionale agricoltura sociale, che rappresenta numerose cooperative e associazioni che praticano l’agricoltura sociale, nonché reti come Aiab, Cnca, Alpa, Associazione delle bioattorie sociali – Veneto, Forum delle fattorie sociali della Provincia di Roma, Rete delle Fattorie Sociali Sicilia, nonché università come di Pisa e quella della Tuscia di Viterbo. «L’agricoltura sociale», come sottolinea Salvatore Stingo (che è il portavoce del Forum), «può rappresentare un esempio concreto di un nuovo modo di sviluppo e del buon vivere».
Uno strumento che dovrebbe essere sostenuto con iniziative di legge che stabiliscano una corretta definizione dell’agricoltura sociale, il loro valore all’interno del welfare e misure di sostegno (secondo alcune Linee guida formulate dal Forum che prevedono, oltre alle agevolazione fiscali e contributive, misure di sostegno per la promozione, percorsi di formazione e aggiornamento, istituzione di un osservatorio nazionale).
Idee che il portavoce ha presentato alla Commissione Agricoltura della Camera: «L’attenzione e l’interesse prestati dai componenti della Commissione sono un buon segnale per lo sviluppo e il consolidamento delle pratiche di agricoltura sociale, presenti su tutto il territorio nazionale», ha commentato Fiengo, «esperienze che rappresentano una forma particolarmente innovativa tanto dell’attività agricola che delle politiche di welfare».