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Protezione CivileSisma Emilia Romagna. Trema al largo di Ravenna, non risultano danni

Sisma Emilia Romagna. Trema al largo di Ravenna, non risultano danni

 di Giovanni Albanese 

Una forte scossa di terremoto ha risvegliato stamattina all’alba la costa dell’Emilia Romagna. L’epicentro è stato rilevato al largo di Ravenna, alle ore 6,08, di forza magnitudo 4,5. Dalle verifiche effettuate dalla Protezione civile non risultano al momento danni a persone o cose nella città di Ravenna. Nella zona dell’epicentro delle scosse degli ultimi giorni, invece, è stata una notta piuttosto serena: solo una decina di eventi, tutti sotto il 3, dando tregua alla popolazione sfollata.

SALE IL BILANCIO DELLE VITTIME DEL TERREMOTO EMILIANO
Dopo una settimana di coma e’ morta all’ospedale Maggiore di Bologna Sandra Gherardi, 46 anni, di Cento (Ferrara), colpita dai calcinacci alla testa mentre era in strada, mentre all’ospedale di Baggiovara di Modena e’ deceduta Liviana Latini, 65 anni, estratta viva dalle macerie del sua casa a Cavezzo. Sale così a 26 il bilancio dei morti, 21 dei quali operai.

Protezione civile: nota sulla Commissione Grandi Rischi
In riferimento ad alcune richieste degli organi di stampa di avere informazioni sugli esiti della riunione del 28 gennaio della Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi – Settore Rischio Sismico (convocata, su richiesta del Capo Dipartimento, prima dell’insediamento ufficiale, avvenuto il 14 marzo, per esaminare i tre eventi sismici del 25 e 27 gennaio nel veronese, reggiano e parmense, di magnitudo 4.2, 4.9 e 5.4), si ritiene utile fornire i seguenti elementi.
Nel comunicato trasmesso dal Presidente della Commissione al Capo Dipartimento il 7 febbraio, la Commissione Grandi Rischi – Settore Rischio Sismico sottolinea un significativo aumento di attività negli 8 mesi precedenti che ha interessato i margini settentrionale (pre-Alpino), meridionale (Appenninico, Ligure) e occidentale (Piemonte) della placca adriatica. Quest’area geologica comprende le province di Asti e Alessandria, limitatamente Milano e Monza, e poi Pavia, Cremona, Bergamo, Brescia, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna, Verona, Vicenza, Treviso, fino a Massa Carrara e Lucca: si tratta della quasi totalità delle aree sismiche del Nord Italia se si esclude il Friuli Venezia Giulia.
Inoltre, la Commissione specifica che sulla base delle conoscenze attuali non ci sono indicazioni che questa attività si riduca nel prossimo futuro, che potrebbe continuare su un vasto territorio, in buona parte profonda, e che certi eventi potrebbero divenire più superficiali. In particolare, la Commissione si focalizza sulla possibile riattivazione di alcune delle grandi strutture che storicamente hanno generato forti terremoti, come Garfagnana e Lunigiana.
Stante la vastità dell’area attenzionata e le rilevanti osservazioni formulate in merito alla possibile riattivazione delle grandi strutture appenniniche quali Garfagnana e Lunigiana, il Capo Dipartimento, in data 14 febbraio, ha richiesto al Presidente della Commissione Grandi Rischi di riconvocare il Settore Rischio Sismico per un ulteriore approfondimento in modo da avere un quadro il più completo possibile per poter informare correttamente le amministrazioni competenti in materia di protezione civile sul territorio. Gli esiti di tale approfondimenti, ancora in corso, saranno forniti prossimamente al Capo Dipartimento.
Infine, in riferimento alle attività raccomandate dalla Commissione grandi rischi nell’ultima parte del suo comunicato trovano perfetta rispondenza con quanto già attuato nella continua azione di prevenzione messa in atto dal Dipartimento della protezione civile su tutto il territorio nazionale, in particolare attraverso:
1) L’azione di monitoraggio delle verifiche sismiche degli edifici e delle opere infrastrutturali strategiche e rilevanti esistenti, rese obbligatorie dall’OPCM 3274/2003;
2) La sensibilizzazione della popolazione alle problematiche dei rischi, e più in particolare del rischio sismico, svolta attraverso sistematiche campagne informative, manifestazioni, fino alle attività svolte dal volontariato in raccordo con la comunità scientifica (per esempio, la campagna nazionale sulla riduzione del rischio sismico, “Terremoto – Io non rischio”);
3) L’attuazione del piano nazionale di prevenzione sismica, attivato con l’art. 11 della Legge 77 del 2009, con lo stanziamento di 965 milioni di euro dal 2010 al 2016, che prevede il finanziamento delle opere di rafforzamento degli edifici pubblici strategici e degli edifici privati, nonché della microzonazione sismica, con una rigorosa ripartizione del fondo tra le regioni;
4) La preparazione di modelli di intervento in caso di emergenze nazionali, con la verifica attraverso le esercitazioni svolte a diversi livelli, ultime delle quali quelle effettuate in Garfagnana (esercitazione TEREX alla fine del 2010) e in Calabria (fine 2011), cui si aggiunge quella prevista in Basilicata entro la fine dell’anno;
5) La redazione di manuali di progettazione e linee guida, anche in collaborazione con i centri di competenza, distribuite gratuitamente attraverso il WEB, tra le quali quelle riguardanti la messa in sicurezza degli elementi non strutturali e degli impianti, ed il rafforzamento degli elementi strutturali.

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